COVID-19: D-rom e PAT test sono uno strumento in più per gestire a lungo termine l’emergenza

Come è noto, e constatato già da tempo, le affezioni respiratorie virali sono correlate ad elevati livelli di stress ossidativo (due tra le varie pubblicazioni uscite recentemente sull’argomento https://www.liebertpub.com/doi/pdf/10.1089/ars.2019.7727#utm_source=ETOC&utm_medium=email&utm_campaign=ars  e https://www.liebertpub.com/doi/pdf/10.1089/ars.2020.8028#utm_source=ETOC&utm_medium=email&utm_campaign=ars ).
Il d-ROMs test, che è disponibile nei nostri studi, è in grado di rilevare in maniera esatta i valori di stress ossidativo; inoltre il PAT, anch’esso disponibile nei nostri studi, è l’unco test ferroriducente in grado di misurare correttamente gli antiossidanti circolanti; infatti gli altri test di questo tipo risultano fornire valori anormalmente bassi a causa dell’ipofosfatemia che accompagnerebbe la malattia (di qui l’importanza dirimente del PAT che invece non misura i fosfati).

Si ritiene che questi test potrebbero essere impiegati nei pazienti guariti dal Covid per monitorare se e quando il paziente ritorna in equilibrio redox. Se il paziente rimane in stress ossidativo e non raggiunge l’equilibrio redox vuol dire che, pur non essendo più positivo, ha bisogno di trattamenti idonei per potere raggiungere uno stato di benessere adeguato e tornare alla vita normale. E’ un plus importante nel trattamento post-covid.